27/09/2010

Intervista a Oskar Lafontaine della Linke (la Sinistra Tedesca)

Stralci dell'intervista al leader della Linke tedesca, tratto da Il Manifesto, articolo di Tommaso De Berianga.
Alcuni passaggi lasciano intravvedere la strada da percorrere a livello europeo per quanto riguarda il conflitto capitale lavoro.
(...)
Dall'inizio del prossimo anno il bilancio sarà europeo. I singoli stati avranno meno spazio per politiche nazionali. Cosa dovrebbe fare la sinistra?
Bisogna capire cosa significa una moneta unica. Quando c'è scompare un importante strumento di politica monetaria come la svalutazione o la rivalutazione. Oggi, in Europa, serve una politica salariale coordinata, che segua i movimenti della produttività. In caso contrario avremo le tensioni attuali. Per esempio, in Grecia, i salari aumentano troppo, ma la moneta non può essere svalutata. Al contrario, in Germania sono fermi, ma non si può rivalutarla. Una soluzione, per esempio, sarebbe aumentare i salari in Germania, mentre in Grecia li si modera. Altrimenti si sgretola la Ue.
E' una proposta?
Abbiamo bisogno di un salario minimo europeo, stabilito per contratto. Ma vale anche per le tasse e i servizi sociali. La terza proposta riguarda il potere. Una risposta per facilitare la redistribuzione dal basso verso l'alto è lo sciopero generale. A lunga scadenza, la soluzione è la redistribuzione delle ricchezze create dai lavoratori nel loro complesso, a livello delle grandi imprese. E' necessario un nuovo ordine economico. E che lo stato prenda in mano la circolazione del denaro. La circolazione in mano ai privati non ha funzionato.
Quanto pesa il potere economico?
Il potere economico è per la vita delle persone ancora più importante di quello politico. La proprietà dovrebbe essere delle maestranze che l'hanno creata. Se lo Stato dà soldi a Opel o Fiat, siano i lavoratori ad avere il controllo, non il management. La Linke non ha proposta la partecipazione statale, come in Volkswagen, ma quella dei lavoratori.
(...)
Cambia qualcosa sul piano delle forme di lotta?
Le grandi manifestazioni non bastano. Le imprese e i governi ci sono abituati. Sono parte integrante di un "teatro". Bisogna incidere sui rapporti di distribuzione. Se la produzione viene paralizzata, allora c'è una reazione anche da parte delle classi dirigenti. Per questo la Linke ha per la prima volta nel programma politico anche lo sciopero politico. La tradizione socialdemocratica è sempre stata contro questa forma.

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